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Tra sacro e magia

Tra sacro e magia diventa ovvio quando scopriamo le opere d'arte di Michel Smekens. Dopo dieci anni di formazione in Belle Arti durante i quali ha acquisito tutte le regole del disegno, ha sviluppato in quattro periodi, dal nero al colore, un'opera d'arte unica in nessun'altra parte offrendo questa magia di un'arte che lascia apparire un universo di immaginazione grazie alla libertà che risiede in noi.

Per la loro intensità emotiva e il loro contenuto, le opere d'arte dell'artista sono straordinarie. Forte e intenso pur rimanendo gentile, la sua linea e i suoi colori creano opere d'arte taumaturgiche* che rivelano la bellezza che l'Uomo sa trasmettere con la mente e la profondità dell'animo (1).

Ti invitano a un viaggio durante il quale le notizie del mondo germogliano in modo originale pur mantenendo questo valore universale che tanto ci tocca. Che sia a carboncino, a pastello o a pennello, il suo lavoro rivela tutta la sua sensibilità di fronte alla quale non possiamo che fermarci (2).

Michel Smekens è un osservatore attento. Nota tutti i sottili cambiamenti nel viso, nell'ambiente circostante e nel mondo con i suoi hypes** e le sue onde. L'artista cerca un senso in tutto ciò che percepisce nella strana armonia dei suoi disegni e dipinti. Scava in profondità senza concessioni alla sensazione disinvolta o alla moda del momento. Le sue opere ci parlano della nostra realtà come se fossero specchi o finestre aperte (3).

Troviamo nelle sue opere d'arte senza dubbio un gesto e una liberazione! (4) Quando lo guardiamo, vediamo uno sciame o un'abbondanza di idee che assumono forme varie ed espressive. L'ispirazione e la tecnica fanno parte della tavolozza di questo audace artista. C'è rumore nel suo disegno, grida, indignazione, siamo presi da un fiume di notizie, ci sentiamo uniti nelle nostre lotte intime, che l'artista illustra con maestria (5).

Il movimento emerge attraverso il filo che, semplificandosi attraverso le opere d'arte, cerca di cogliere il momento giusto, dove l'autenticità si intravede attraverso la linea. L'arte è la misura di tutto ciò che è insondabile così come dell'incessante crudeltà del nostro mondo, ma ci offre anche di discernere ciò che vi è costruito fino all'ottimale per prenderne parte attiva che non sia priva di significato. In questo sta l'opzione post-moderna di questo artista impegnato (6).

Le opere invitano a dialogare con leggerezza come con gravità, strizzando l'occhio alla storia della nostra cultura, pur rimanendo sempre profondamente umane (7). Michel Smekens testimonia una famosa carriera magica, così crudelmente sincera e umanamente solidale (8).

Ci rendiamo presto conto che, lungi dall'essere immaginari, i suoi personaggi, con i loro sentimenti, le loro idee, le loro aspettative, le loro reazioni alle situazioni, sono intrisi di un profondo realismo (9).

L'artista sviluppa un approccio raffinato che esplora il confine sfumato tra percezione ed esperienza. Crea un profondo coinvolgimento con gli spettatori, sia emotivamente che intellettualmente (10).

È in questo che Michel Smekens è un artista espressionista contemporaneo e umanista le cui opere distillano l'origine comune dell'uomo, la sua sofferenza e la sua bellezza (11).

  1. Parole di Emanuela Catalano, critica d'arte, Italia

  2. Parole di Michèle Le Coutour, Francia

  3. Parole di Maurice Verreydt, filosofo, Belgio

   4. Parole di Mysane, Francia

   5. Parole di Philippe Flament, Belgio

   6. Parole di Valentine Druart, filosofo, Francia

   7. Parole di Yves Vanesse, Belgio

   8. Parole di Huub Devlieger, Belgio

   9. Parole di Yves Frappier, Granducato di Lussemburgo

   10. Rassegna Parole d'Arte Contemporanea, Stati Uniti d'America

   11. Parole di Michel Koebel, Francia

Ottobre 2022

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Femminilità, bellezza, seduzione: sfaccettature della personalità con cui le donne determinano se stesse, il loro potere, la loro forza. Una donna forte, potente, sicura di sé apparirà anche affascinante e seducente agli occhi degli uomini e delle altre donne, non tanto per la sua bellezza esteriore ma per la sicurezza e la forza che mostra. Questo è ciò che l'artista Michel Smekens ci mostra nelle opere qui presentate. In " Rouge seduction " una donna molto attraente, nel suo seducente abito rosso, il colore della passione per eccellenza, guarda dritto negli occhi lo spettatore, con uno sguardo fiero e accattivante, ostentando, pur nella sua posizione, sicurezza e consapevolezza del suo fascino. La stessa sicurezza che dimostrano anche i protagonisti dell'opera " Le bateau ivre " mentre proseguono per la loro strada, senza che il loro sorriso venga scalfito da commenti che possono risultare sgraditi. Sui loro volti, nei loro vestiti e nel loro camminare si legge la spensieratezza e la voglia di essere semplicemente se stessi, nella loro bellezza, gioia ed eleganza. Infine, nell'opera " La mystérieuse beauté charnelle " l'artista ci fa entrare nell'intimità femminile di una donna che si osserva allo specchio, ammira il suo corpo nudo, vestita solo di questi sensualissimi stivali neri. Nei suoi occhi vediamo solo una donna a cui piace, a cui piace il suo corpo, che non ha paura di mostrarlo: non si sente vulnerabile ma bella e sicura di sé. Attraverso la scelta dei colori accesi e la tecnica pittorica, Michel infonde alle figure rappresentate una potenza espressiva e un'energia travolgente: queste donne comunicano con chi le osserva, le parla e le trasmette tutta la loro forza e sensualità.

Silvia Grassi

Critico dArte

Milanio, Italia, 28 settembre 2022​

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Tra sacro e magia

In questo breve saggio analizzerò alcune opere recenti di Michel Smekens, un’Artista-autore che, dopo adeguata preparazione, ha preso un volo magistrale, pescando, dentro sè stesso, una poetica gravida di emozionanti sentimenti. Una forma d’Arte, moderna, attuale, ma non immemore del passato, espressionisti sono, senza dubbio, la pennellata e il segno di quest’Autore. Egli dà forma a sentimenti e stati d’animo personali più diffusamente della società, ma non semplicemente descrivendoli, piuttosto evocandoli. Dalle sue opere chiama irresistibilmente il pubblico, poiché la sua Arte necessita di un dialogo con chi le riguarda, non con chi crede di guardare, solo superficialmente, le sue opere. Esse non permettono al distratto passante di proseguire un cammino vuoto, lo richiamano con forza, irresistibilmente cercano un’intesa, così come l’Autore cerca un continuo raffronto/confronto con un pubblico cosciente e parte integrante dell’Umanità, così come Michel si sente. Non è facile dunque passare davanti alle opere di Michel Smekens e non fermarsi, non intrecciare un silenzioso dialogo con linee e colori, attraverso la melodia della forte poetica che le sottende; esse si appellano a noi con forza per poter vivere in noi. Il loro ricordo, impresso nella nostra anima, ci aiuterà ad affrontare la vita e ciò che essa ci riserva.

Questo perché la poetica che le ha partorite proviene dai precordi di un’anima pulsante che tutto vuole comunicare e condividere con l’umanità tutta, tanto le gioie che i dolori.

Contemplando queste opere ci si rasserena, come se un pranoterapeuta ci imponesse le sue mani calde. Guardandole ci sentiamo avvolgere da una calda attenzione umana che fa rifluire in noi l’essenza stessa della vita. In altre occasioni li ho definiti “ taumaturgici ”, curativi, lenitivi, direttamente volti alla cura della nostra anima, al nostro benessere interiore.

Michel ha sempre osservato attentamente le donne, da quelle della sua famiglia, dalle quali tanto ha mutuato per la sua crescita umana, a quelle che man mano veniva conoscendo, per svariati motivi o casi, sino a Martine, la sua dolce metà.

L’opera " Eternellement femme " testimonia una summa di osservazioni, sensazioni, stati d’animo senza escludere neppure quelle precedenti alla sua nascita, che Michel ha « sentito » vissuto, osservato, centellinato dall’altra metà dell’universo umano, quello femminile, per questo Artista imprescindibile in ogni situazione. L’Arte di Michel lo porta a fare pittura come il Poeta italiano Ungaretti, padre dell’ " Ermetismo ", componeva la sua poesia, una proposta metrica del tutto innovativa che il Poeta, Premio Nobel 1928, mette a punto tra la poesia italiana di D’annunzio e Pascoli e la magnifica Ecole du Parnasse, francese in cui i nomi eccellenti sono moltissimi. Prima ancora lo stesso Michelangelo, sommo tra gli artisti figurativi, scriveva e diceva, della sua modalità artistica preferita: " la scultura si fa per via di torre ", laddove nell’italiano fiorentino cinquecentesco " Torre " è sinonimo di " rapimento nella crisi " (il che significa che bisogna avere il gesto giusto ed evitare l'inutile anche se è difficile). Anche se le opere di Michel Smekens non sono sculture e non sono tridimensionali, l’osservazione si addice alla modalità artistica di questo Autore belga, nelle cui opere i segni si rarefanno, sintetizzandosi in uno spazio perlopiù solo intuibile, non definito con certezza. Come in questo caso in cui l’unica figura campeggia, senza sfondo o ambientazione di sorta.

Infine, la " summa " offerta dalla figura principale di questa opera, l’unico soggetto a cui Michel dà valore per ogni donna di qualunque luogo e tempo, passato e presente, infatti il titolo dice " Eternellement ". La Storia dell’Arte Rinascimentale ci ha tramandato in due grandi tele del grande colorista veneto Tiziano Vecellio questo concetto, due immagini femminili di cui l’una è complemento dell’altra " Amor Sacro " e " Amor Profano ". La sintesi operata da Michel Smekens in quest’opera è preclara al pubblico: la donna raffigurata è certamente la summa di due opposti: l’ incarnazione del fascino femminile ed anche delle qualità di una donna in carriera che, sotto una pettinatura dalla frangetta scomposta rivela una attitudine mentale "multitasking" che pensa nel contempo più cose, su più piani, in differenti ambienti, conciliando la sua prorompente femminilità con il lavoro, l’amore materno, le cure familiari, la sensualità, i problemi del menage familiare quotidiano di una famiglia.

Il titolo dell'opera " Le bateau ivre " sembra derivare dalla poesia, scritta nel 1871 da Arthur Rimbaud, il poeta " Maledetto " per antonomasia. I versi della poesia trattano di un battello che, senza nessuno alla barra del timone, pare " ubriaco ", sbattuto dal mare in tempesta. Nel dipinto Il personaggio maschile al centro, la cui maglia, forse, è imbevuta di alcool, potrebbe aver infastidito le due giovani donne che sono accanto a lui. Evidenziata in quest’opera è la presa di coscienza delle due donne presenti, che, forse traumaticamente, comprendono, come in una tragica istantanea, la realtà che fino a quel momento travisavano o, in modo più o meno cosciente facevano le viste di non capire, di doversi muovere da sole nel pelago della vita, perché spesso l’aiuto offerto dall’uomo è malfido.

L’opera " Le consensus " mette in primo piano una coppia di genitori costernati, e, subito accanto, la figlia adolescente che, ancora, mantiene l’atteggiamento di un gesto inconsulto che ha ammutolito i genitori. Il padre, sulla destra, è del tutto atono, sperso. Non ha più energie e neppure idee, è come pietrificato. L’espressione della madre, seppur scossa, pare racchiudere ancora un’idea per ricucire, probabilmente per l’ennesima volta, il dialogo, ormai problematico, con la figlia. Ancora una volta per Michel Smekens, l’energia vitale è racchiusa, seppure con aspetti contrastanti, distruttivi e costruttivi, nelle donne. Esse sono mediatrici nei dissidi intergenerazionali, proprio per la loro capacità di analisi e sintesi delle situazioni critiche, estremamente pronte e fattivamente reattive.

Nell'opera " La balade à trois", qui un’intera famiglia pedala su di "tandem" e la metafora è molto facile da comprendere. Le posizioni sulla bicicletta ci indicano i ruoli familiari: la fatica fisica del pedalare è tutta del padre che è anche alla guida del veicolo e dunque anche della famiglia medesima. La madre, nel mezzo, controlla l’itinerario, supporta la pedalata e "mantiene la retta via". La ragazza, dietro, in terza posizione, ha i capelli arruffati dal vento, sorride rilassata. Del tutto affidata la responsabilità ai genitori si gode, con poca fatica, la passeggiata, pedalando al minimo. Quando i rapporti intergenerazionali sono distesi, la vita familiare, la bicicletta, procede spedita, sotto la guida sicura e controllata degli adulti e gli adolescenti possono godere con serenità la loro età senza crisi, col vento che scompiglia loro i capelli e che li caricherà della forza necessaria a percorrere la strada della vita. Allora vivere in famiglia sarà in piena armonia, come quando tutti in coro si canta sul ritmo della “Ballata” una composizione che ha origini medievali.

Per l'opera " En voiture Simone! " che rappresenta una sintesi più immediata per i francesi, la storia di Simone Pinet De Bord Des Forest, nata a Royan nel 1910 f che fu una femminista antelitteram, patentata già a 19 anni e vincitrice di numerose gare automobilistiche con team maschili e femminili in gara nella medesima categoria. Alla fine della sua lunga e pluripremiata carriera automobilistica, nel 1962, forse per la prima volta è ferma e pare soppesare l’impegno della gara. Dietro di lei si leva allora forte un grido: "En voiture Simone!" frase entrata immediatamente, come locuzione, nella lingua francese parlata. L’opera che porta questo titolo illustra una Simone dei nostri giorni in primo piano, con uno spavaldo giubbotto di pelle rossa e, subito, comprendiamo la forza della frase che in Simone vede incarnate tutte le donne d’oggi ancora e sempre impegnate per poter prendere, raggiungere, mantenere, i loro sogni, progetti, sentimenti, in una società ancora e sempre, maschilista.

L'opera « La marche hivernale » raffigura un paesaggio in cui le figure si vedono solo in lontananza, la tecnica univoca, acrilico su carta, si avvale solo di tre colori, bianco, rosso e marrone, che bastano a Michel Smekens per sunteggiare una passeggiata invernale, vista come metafora del cammino della vita umana. I due personaggi si stagliano, rossi dal freddo pungente, sul bianco dell’inverno che significa, nella sua grande semplicità, tutto il disagio di vivere la vita, esistenzialmente e materialmente. Ad accompagnare le figure e ad interrompere il bianco, tre alberi bruni e spogli dei quali vediamo aggallare dalla terra gelata le radici nodose che significano le nostre radici umane, il nostro passato, elementi che ci aiutano a superare il freddo inverno della vita. La difficile marcia dell’uomo emerge da quest’opera non con un grido, ma con un brivido, una emozione, che ci porta li, con quei personaggi arrossati dal freddo e sfiancati dalla fatica. Percepiamo le nostre difficoltà e sofferenze come riflesse da quest’opera emozionante la cui funzione è quella di farci riflettere sul nostro stesso vivere.​

                                                                               

Emanuela Catalano

Critico dArte, Professore emerito di storia dell'arte

Firenze, 25 Luglio 2022. 

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Analisi dell'opera pittorica dell'artista Michel Smekens
Uno sguardo alla carriera di una figurazione postmoderna

Nato nel 1963 a Ottignies, l'artista belga Michel Smekens ha seguito per diversi anni un apprendistato accademico prolungato nei corsi serali. Già appariva un linguaggio pittorico personale, centrato sul disegno e sulla messa in discussione della condizione umana. Dai primi ritratti di uomini solitari, a carboncino o pastello nero, ai fluidi colorati piatti dei gruppi, passando per l'emergere del colore nelle cartelle colori di Spotted Earth, il lavoro di Michel Smekens sonda l'adattamento post-moderno dell'uomo(1). Il disegno, abbondante e in continua evoluzione, è il medium principale dell'artista. Il movimento emerge attraverso la linea che, semplificando nel corso dei lavori, cerca di catturare il momento giusto, dove l'autenticità si intravede attraverso la linea. Le preoccupazioni artistiche ed esistenziali di Michel Smekens sono comuni in tutta la sua creazione e ci presentano uomini e donne che non hanno chiesto nulla, certo, ma sfuggono a domande infinite. Non c'è una neutralità oggettiva apparente, l'arte è la misura di tutto ciò che è insondabile e dell'incessante crudeltà del nostro mondo, ma ci offre anche di discernere ciò che vi è costruito al meglio per prenderne parte attiva che non sia priva di significato. In questo sta l'opzione post-moderna di questo artista impegnato.

Lo spettatore di fronte all'opera figurativa di Smekens può essere scosso nelle sue sensazioni: si sente attratto e respinto allo stesso tempo. Una certa irritazione può attraversarlo perché l'opera non si piega ai canoni classici e sereni della Bellezza ed è priva di ornamenti. Qualcosa di irrappresentabile ha trafitto e tracciato i contorni di un uomo il cui grido, divenuto interiore, si placa gradualmente. Così, dal nero al colore, Smekens ci esprime questo superamento del ripiegamento su se stessi. I grandi occhi, divoranti di curiosità, si volgono ora verso l'esterno come un mondo ricco e variegato. Nel corso dell'opera compaiono dei gruppi e Smekens offre uno spazio di riconciliazione in questi gruppi: l'uomo, iniziando la sua ricerca esistenziale nella Modernità, si è diffuso nella pornografia, il suo corpo colpito e poi contuso; Quest'uomo si scopre qui tinto di innocenza. Il trattamento del colore rosso stesso, nell'opera del pittore, ci trasmette il disagio indescrivibile. Il paradosso però è significativo: il dolore, la grande musa, che aveva drammatizzato questo corpo spezzandolo qui sembra superato: la denudazione del corpo (nudità così come rottura) si conclude in quest'opera dell'artista belga. A differenza di Egon Schiele (le cui opere influenzano una certa espressività in Smekens) che, attraverso il corpo umano, associa il sesso alla morte, l'eros al thanatos, Smekens associa il sesso alla nascita: è uno strappo dal caos originario come quello del neonato che esce dal grembo materno, coperto di sangue ma che emerge alla vita. Il corpo sembra essere domato in questo modo. E la carne liberata dalla sua oggettivazione lascia un nuovo posto agli oggetti. Questi assumono importanza come alleati dell'investimento del mondo, come luogo di spostamento e di manifestazione (il fatto di mostrarsi). In effetti, sono soprattutto le sue opere che rappresentano le donne che si sentono trasudare questa post-modernità. Ognuno dei ritratti femminili ci comunica, senza alcuna ambiguità, una donna che ha trovato il suo posto: gli sguardi sono privi di aggressività, le posture sono contemporanee, gli abiti vestono il corpo e sono anch'essi contemporanei, ed è l'interrogazione globale che è quindi contemporanea. A volte rilassata e amabile, invitante, questa parte dell'opera raffigurante il femminile emana un tocco di presunto erotismo, di cui è certo che il percorso che vi ha condotto deve essere il nostro: quello di un ritorno al corpo come amico modesto, attore dell'esistenza, piuttosto che prigione costrittiva, oggetto osceno o sostegno vergognoso. Da qui il motto che il pittore apprezza: "Honi soit qui mal y pense".

Nonostante fosse solo sul suo pianeta, il piccolo principe che domò la volpe si arricchisce attraverso l'opera completa dell'artista belga Michel Smekens, di una discesa che va all'umanista essenziale(2).

(1) Secondo Cornelia Klinger, la modernità può essere intesa come l'emergere di tre pilastri: Autonomisierung (empowerment), thematischeReinigung (purificazione tematica) e funktionale Spezialisierung (specializzazione funzionale). Il processo di secolarizzazione si sviluppa con un'accresciuta indipendenza dell'artista, un'autoreferenzialità dell'opera e un'indifferenza verso il pubblico a cui si rivolge. Ciò favorisce la fuga della soggettività, portando, in secondo luogo, all'obbligo dell'autenticità, persino dell'espressività. Il genio artistico cerca ora di esprimere il suo io, le sue intuizioni, la sua profondità d'animo in un'espressione sincera. Fisicamente, si è allontanato dalla società borghese conducendo una vita bohémien, fuori dagli schemi. In questo modo, l'autonomia e l'autenticità creeranno una distanza tra l'arte, l'artista e la società. Questa distanza è essenziale per l'alterità, il terzo punto dell'ideologia estetica della modernità. Cfr. Cornelia Klinger: "Wann war Moderne – wo war Moderne? Überlegungen zur Datierungsproblematik von Moderne im Lichte ihres möglichen Endes", in: Antje Senarchens de Grancy, Heidemarie Uhl (Hg.), Moderne als Konstruktion: Debatten, Diskurse, Positionen um 1900. Vienna, Passagen, 2001, s. 19-43. Così come il suo articolo "modern/Moderne/Modernismus", in: Historisches Wörterbuch ästhetischer Grundbegriffe. Bd. 4. Karlheinz Barck/Martin Fontius/Dieter Schlenstedt et al. (Hg.), Stoccarda, Metzler Verlag 2002.

(2) Un movimento rinascimentale, caratterizzato da uno sforzo per elevare la dignità dello spirito umano e migliorarla. Anche se a Smekens, non c'è ritorno alle fonti greco-latine. È questa post-modernità che egli propone, senza alcun dogma.

Valentine Druart
Filosofo, gallerista
Parigi, Francia, 26 gennaio 2022

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Chi è il vero animale su questo pianeta? Come noi umani chiamiamo animali o l'uomo stesso? Questa è la domanda che si pone l'artista Michel Smekens, ma che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte a una costante disumanità nei confronti degli animali. Con l'opera qui presentata, intitolata Qui du coq ou de moi? Michel vuole dare una testimonianza della dignità a cui gli animali avrebbero diritto. La filosofia ha sempre cercato di trovare risposte alle domande più profonde dell'animo umano. Sarebbe necessario che tutti, proprio riguardo al tema degli animali, conoscessero questo passo dei Parerga e Paralipomeni del filosofo Schopenhauer: "Questa totale dedizione del presente, tipica degli animali, è la causa principale del piacere che gli animali domestici danno. Loro sono il presente personificato e ci rendono accessibile il valore di ogni ora di pace e tranquillità, mentre noi, con i nostri pensieri, il più delle volte non la superiamo e la lasciamo passare inosservata. Ma questa proprietà degli animali, di accontentarsi più di noi della pura esistenza, è abusata e spesso così sfruttata dall'egoismo e dalla crudeltà dell'uomo che egli non lascia più loro nulla, nulla al di fuori della pura esistenza". Credo che non ci possano essere parole migliori per descrivere il messaggio che l'artista vuole darci con la sua opera. Quest'opera è anche una straordinaria rappresentazione dell'arte dell'artista, che nel corso della sua carriera ha sviluppato uno stile contemporaneo unico ed espressionista. Qui possiamo vedere diverse tecniche pittoriche fondersi per dare vita a un'opera d'arte dall'impatto davvero potente: la scelta dei colori e delle loro sfumature così come il tratto espressionista lo rende capace di colpire direttamente la coscienza di chi lo sta osservando. L'artista ha la capacità di far viaggiare la sua mano sulla tela guidato solo dall'ispirazione e dal messaggio che vuole comunicare, dando vita a opere d'arte che non riescono a colpire lo spettatore.

Silvia Grassi

Critico dArte

Milanio, Italia, 21 Maggio 2021

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Vivo...

Vivo. Questa è la prima parola che mi viene in mente quando penso all'opera artistica di Michel Smekens, che è viva e profondamente umana. L'uomo in tutta la sua profondità, in tutta la sua sofferenza, ma anche, dietro un primo sguardo, un primo approccio, la speranza che giace sopita in un futuro migliore. Potrebbe esserci un altrove.

Con i suoi disegni a linee nere, modesti, semplici, raffinati, Michel Smekens, come un maestro d'altri tempi, traccia linee piene e sottili, scrivendo un vocabolario artistico in continua evoluzione. Portando inchiostro e colore, i suoi personaggi diventano tribuni, diventano tribù. Sono interrogative, persino curiose, con un approccio espressionista. Restituiscono allo spettatore le sue domande, le sue incomprensioni, il suo dolore riguardo ai mali di una società, ai mali della nostra società.

Il mio primo incontro con le opere di Michel Smekens è avvenuto, un po' per caso, in una piazza soleggiata del centro dell'Alsazia, nell'agosto del 2018. Nel cuore di Sélestat, la città umanista cara a Erasmo e Beato Renano. Le opere d'arte presentate avevano il loro posto sul sagrato medievale della chiesa di Sainte Foy, dove in passato gli appestati, gli esiliati e i mendicanti venivano a cercare un po' di conforto e cibo. Le loro impronte, nelle opere esposte, trascendevano le loro esistenze, i loro ricordi.

In un universo che mi tocca e che trovo vicino a quello di Egon Schiele, Jean Cocteau o Enki Bilal, Michel Smekens porta una sensibilità che gli è propria e che valorizza l'esistenza stessa dell'uomo.

Dobbiamo necessariamente creare connessioni tra le opere degli artisti per comprenderle? «Dovremmo vivere per mangiare o mangiare per vivere?» chiese L'Avare di Molière. Un dilemma inutile e irrisorio. Dovremmo nutrirci di cultura o aspettare che sia la cultura a nutrirci? Il dilemma è lo stesso.

Michel Smekens, attraverso la finezza dei suoi lineamenti e l'anima dei suoi disegni, tocca il cibo celeste e terreno, nutre l'uomo in uno specchio della propria esistenza.

Ha trovato la pietra filosofale che eleva l'uomo attraverso la sua condizione immergendolo nuovamente in una quotidianità che deve essere umanistica.

Sono molto grato a Michel Smekens per avermi chiesto di scrivere la prefazione al suo libro, che, non ho dubbi, avrà un grande successo tra coloro che credono ancora in una vita...

Michel Koebel
Corrispondente per la stampa, giornalista culturale DNA e il quotidiano L'Alsace
Sélestat, Alsazia, Francia, dicembre 2019

*Taumaturgo: una persona che pretende di compiere miracoli,    sfidando le leggi della natura che derivano dalla definizione di re taumaturghi​

**hypes e onde: su e giù

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